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E pensare che avevano detto che era una discesa da donne

Dominik Parisdi Claudio Pea

Entusiasti i commenti di tutti sulla nuova pista di S. Caterina Valfurva al suo debutto in una gara di Coppa del Mondo – Nel primo training della libera il più veloce è stato il tedesco Ferstl – Terzo tempo di Innerhofer, a letto però con l’influenza – Il pessimismo cosmico di Paris – Jansrud si nasconde in prova

Le prime impressioni, dicono, sono quelle che contano. A caldo. Dopo che hai affidato i tuoi sci agli skimen e ti sei sfilato la tuta di dosso. E allora dai. Partiamo dalle dichiarazioni rilasciate al parterre d’arrivo della Deborah Compagnoni al termine della prima sessione di prove della discesa di Santa Caterina Valfurva che si correrà domenica mezz’ora prima di mezzodì. Il più veloce di tutti è stato a sorpresa il tedesco Josef Ferstl che proprio lunedì compirà ventisei anni. E che vanta quale miglior risultato in Coppa del Mondo il nono posto nella libera di Garmisch del febbraio 2013. Evidentemente aveva ai piedi sci che gli scappavano sotto gli scarponi.

CHRISTOF INNERHOFER, terzo tempo assoluto, a 34 centesimi da Ferstl, e migliore degli azzurri: “E’ una pista difficile da sciare: c’è poca luce e non finisce mai. Però mi piace da matti. Forse perché la schiena non mi ha dato fastidio, anche il raffreddore mi ha lasciato in pace e mi sono trovato molto a mio agio soprattutto nella prima parte del tracciato, preparato benissimo e abbastanza ghiacciato”. Il guaio è che nel primo pomeriggio gli è tornata la febbre, per la verità solo poche linee, ma quanto bastano per consigliarlo di rimanere a letto e magari dare forfait nella seconda prova cronometrata di domani.

KJETIL JANSRUD, leader di Coppa del Mondo, già quattro successi in stagione e due volte secondo in sei gare veloci, che nell’occasione si è nascosto e rialzato prima del traguardo: “La pista è molto buona, assolutamente tecnica e difficile dalla partenza all’arrivo. Difatti anche nella parte bassa dopo il piano, come a Bormio, non puoi tirare il fiato perché è importante mantenere la velocità anche nel bosco. E’ veramente cool. In questo inverno, dove la neve è simile un po’ dovunque, qui invece ha molto più grip che da altre parti. Peccato non si veda molto”.

DOMINIK PARIS, un inizio di stagione davvero scoppiettante: tre podi, mai sotto il quinto posto (nel superG di Beaver Creek) nelle sei prove veloci sinora disputate. Pessimista come è nelle sue abitudini: “Proprio non mi ci trovo, non mi piace, forse anche perché ho sbagliato prima dell’ultimo intermedio (in zona Fank) e mi sono quasi fermato. Mi è sembrato di vedere un capriolo, come successe tempo fa a Kristian Ghedina. Ovviamente scherzo. E’ una pista stretta, quasi obbligata nel tracciato, parecchio buia. Servirebbero i fari antinebbia per vederci meglio”. E comunque alla fine tredicesimo e sempre di buon umore.

DIDIER DEFAGO, quinto nel primo allenamento, dietro a Matthias Mayer e davanti al connazionale svizzero Mauro Caviezel. Ovviamente molto soddisfatto: “Mi avevano detto che era una pista facile, quasi da discesa femminile, e invece si sono sbagliati di grosso. E’ molto più aggressiva della Stelvio che neanche è poi facile. Insomma è una pista interessante, specie nella parte alta dove somiglia ad un superG veloce. E anche in basso è bellissima. La neve è molto aggressiva e differente da quella su cui abbiamo sciato fino ad oggi. Gli organizzatori sono stati grandi nel fare assai bene il loro lavoro di preparazione del tracciato. Spero anche domenica di avere le stesse sensazioni in gara”.

STEVEN NYMAN, solo il predicatore mormone della Utah e Hannes Reichelt sono stati capaci quest’anno di battere in discesa o in superG il fenomeno norvegese Jansrud. All’americano è riuscito nella libera di Val Gardena della settimana scorsa. “Ci sono così tante curve sulla Compagnoni che da metà in avanti me le sono dimenticate quasi tutte. Ho dovuto così affidarmi all’istinto che per fortuna ho spiccato. Altrimenti sarebbero stati dolori. Quindi anche il training di domani sarà fondamentale, dal momento che, quando sei in gara, devi esattamente sapere cosa stai facendo per trovare la linea ideale che poi fa la differenza. Questa pista è un mix tra le discese di Sochi e Lenzerheide. E’ cool e mi ha divertito tantissimo forse perché la neve è fantastica e devi schiacciare sugli sci a più non posso. Ci sono alcune parti che sono molto simili alla discesa di Bormio come la partenza e il tratto finale dove arrivi stanco. Non è assolutamente una pista da donne: è poco ma sicuro”. Comunque settimo, anche se staccato di oltre un secondo dai top three.

HANNES REICHELT, un cliente pericoloso per tutti, la bestia nera del nostro Dominik Paris.“E’ una pista molto impegnativa, oltre che diversa da tutte le altre di Coppa del Mondo. Peccato sia molto in ombra, per cui la visibilità è abbastanza scarsa e devi sciare a sensazioni. Per i miei gusti gira troppo”. Non si direbbe visto che nel primo minuto di discesa, dove il tracciato è sinuoso come una bella donna, è stato nettamente il più veloce di tutti. Anche di Josef Ferstl, irresistibile nel bosco sino al traguardo, e del francese Brice Roger, secondo tempo in prova a nove centesimi di secondo dal tedesco.

GLI ALTRI AZZURRI – Si è già detto di Innerhofer e Paris, tra i quali si sono inseriti Peter Fill, decimo e di poche parole al traguardo, e il sorprendente Mattia Casse che, sceso con il pettorale 62, ha chiuso all’undicesimo posto. A sentire il tecnico dei velocisti, Gianluca Rulfi, il nostro piemontese di Oulx è il più talentuoso dei giovani italiani. Ma sinora in gara è stato quasi sempre al di sotto delle grandi attese. Tre centesimi di secondo hanno diviso oggi Silvano Varettoni e Werner Heel al traguardo: sedicesimo e diciassettesimo, neanche male. Anche se dal secondo ci si aspetta molto di più. “Questa pista è tanto bella quanto con poca luce”, ha smorfiato il meranese al quale comunque non è passata la voglia di scherzare: “Servirebbero i fendinebbia sul casco”. Un’idea da non scartare.

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