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Gros: che pista, la Stelvio!

40 anni dopo la prima vittoria! (Credits: Pentaphoto)

Piero Gros è una delle leggende dello sci azzurro. Piemontese di Sauze d’Oulx, cinquant’otto anni portati con la grinta di sempre. Quella che metteva sugli sci quando, da slalomista, era capace di vincere partendo con numeri impossibili. Pochi giorni fa è stato festeggiato il quarantesimo anniversario della sua prima vittoria in Coppa del Mondo. Col numero 45 vinse a Val d’Isere al debutto in gigante, pochi giorni  dopo a Campiglio conquistò il successo anche in slalom. A soli diciotto anni. Due dei suoi record ancora imbattuti. Ora, tra le tante attività, segue lo sci da testimonial della Colmar e da commentatore della TV Svizzera Italiana.

Sulla Stelvio non ha mai corso e probabilmente un po’ gli dispiace: “E’ una pista completa, difficile, tecnica  – attacca Pierino – ed estremamente faticosa. Una vera eccellenza. Su un pendio favoloso per tutti le discipline. Trovo incomprensibile il motivo per cui non si riesca a fare più di una discesa libera… Poi con i tempi che corrono bisogna ottimizzare!”

Gros si è dedicato soprattutto a slalom e gigante, ma era un ottimo combinatista. “La mia è stata una scelta lucida – racconta Gros, vincitore della Coppa del Mondo assoluta a diciannove anni, un altro dei suoi record – e, diciamo così, conservativa. La velocità è rischiosa e io non volevo farmi male. Non avevo paura, ma lo sci di quegli anni era tosto. Avevo talento e rabbia, ma ho imparato subito a gestirmi a pensare a medio e lungo termine e per tanti aspetti ho avuto ragione. Ho vinto parecchio, no?!?”

La discesa si è evoluta in modo straordinario, rispetto agli sessanta e settanta. Sia per quanto riguarda la tecnica dei materiali, che per la sicurezza delle piste. “E’ vero – continua il campione azzurro – anche se continuo ad essere convinto che una volta era tutto più difficile. Correvi con le balle di paglia e gli steccati a bordo pista, con pendii ondulati e pieni di buche. Ricordo di aver toccato i 116 km/h nello schuss di arrivo della Streif di Kitzbuehel sciando quasi in piedi. Ora a quella velocità si va in curva… Una volta dovevi misurare tu la pista frenando se non te la sentivi o se pensavi che fosse una tattica vincente. Ora le piste sono frenate dalla tracciatura, dalle curve che a volte snaturano le gare. E’ un peccato, ma l’equilibrio tra spettacolo e sicurezza non è facile da trovare, anche se non sono d’accordo con certe scelte…”

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